“C’è grande instabilità, serve prestare attenzione”
Il Giornale di Lecco del 30 giugno 2025, intervista al presidente Enrico Vavassori.
Camisa a Governo: intervenire su nuova classificazione europea del piombo
La nuova normativa europea, che entrerà in vigore il 1° settembre 2025, abbassa significativamente le soglie di concentrazione del piombo oltre le quali le leghe contenenti questo metallo, largamente utilizzate in innumerevoli applicazioni, saranno classificate come pericolose per l’ambiente acquatico.
La conseguenza più immediata e allarmante è l’automatica applicabilità delle stringenti norme dell’Accordo ADR (Accordo europeo relativo al trasporto internazionale su strada delle merci pericolose), senza alcun periodo transitorio per l’adeguamento dei trasporti. Ciò significa che, da un giorno all’altro, la movimentazione quotidiana di semilavorati, sfridi e scarti di leghe contenenti piombo dovrà sottostare a nuovi e onerosi obblighi.
Nell’immediato Confapi considera urgenti misure quali: la promozione di un Accordo Multilaterale a livello europeo per introdurre deroghe mirate al trasporto delle leghe metalliche contenenti piombo o, quantomeno, estendere significativamente i tempi di adeguamento per il settore; la concessione di una proroga all’entrata in vigore delle disposizioni ADR per le merci classificate come pericolose a seguito della nuova classificazione del piombo; l’avvio di un tavolo di confronto tecnico interministeriale, coinvolgendo le associazioni di categoria interessate, per valutare appieno l’impatto di tali normative sulle Pmi industriali e identificare soluzioni sostenibili.
Iran. Camisa: chiusura Stretto Hormuz comporterebbe danno da 10 miliardi
“L’Iran minaccia di chiudere lo Stretto di Hormuz in seguito agli attacchi statunitensi contro gli impianti nucleari iraniani. Se ciò si verificasse si aggraverebbe ulteriormente l’isolamento internazionale del regime iraniano oltre a rappresentare un boomerang economico. Hormuz non è solo la vitale rotta di esportazione energetica dell’Iran, ma è anche fondamentale per la sicurezza nazionale dei Paesi del Golfo. La razionalità, dunque, suggerisce che la chiusura dello Stretto di Hormuz da parte di Teheran sia improbabile, ma tutti gli scenari devono essere presi in considerazione e la paventata chiusura non può essere esclusa a priori”. Lo evidenzia il presidente di Confapi Cristian Camisa commentando l’escalation militare in Medio Oriente.
“La chiusura di Hormuz – aggiunge – porterebbe il prezzo del petrolio oltre i 100 dollari a barile e del gas naturale oltre i 100 dollari per MWh. Secondo le nostre stime, uno shock energetico di questa entità rischierebbe di costare al nostro Paese oltre 10 miliardi di euro all’anno, colpendo in modo trasversale cittadini e imprese. L’aumento dei costi energetici potrebbe spingere l’inflazione oltre il 6%, erodendo il potere d’acquisto delle famiglie e comprimendo ulteriormente la domanda interna. La crescita economica nazionale, già fragile, rischierebbe una flessione che noi stimiamo intorno al -0,6% del Pil. E in questo momento l’Italia non può davvero permetterselo”.
“Attualmente – conclude Camisa – l’unica arma in mano alle aziende è quella di dotarsi di sistemi industriali di autoproduzione dell’energia elettrica a base fotovoltaica in abbinamento alle nuove batterie Bess. Al Governo chiediamo sempre di più un supporto a queste tecnologie soprattutto quando realizzate dalle aziende per autoproduzione e autoconsumo”.
Ilva. Camisa: sbagliato continuare a insistere su acciaio verde
“La battaglia cruciale da combattere in Europa non era rincorrere modelli ancora economicamente insostenibili, ma garantire la sopravvivenza dell’altoforno. L’unico in grado, oggi, di assicurare volumi produttivi e competitività globale. Invece, ci si è illusi che bastasse invocare l’idrogeno per risolvere tutto. Così non è stato”.
“Dal prossimo anno, con l’obbligo di pagare per le emissioni di CO₂, il conto sarà ancora più salato. Anzi, tragicomico: o ridiamo o piangiamo. Anche perché, con gli attuali livelli di produzione al minimo storico, il problema sembra essersi “risolto da solo”: se non produco, non emetto. E se non emetto, non pago. Un paradosso perfetto, ma disastroso”.
“L’Ilva – conclude Camisa – rischia di diventare il simbolo di una transizione ecologica fatta senza industria, senza acciaio, senza futuro”.
Sicurezza sul lavoro Corsa delle imprese per le nuove regole
La Provincia di mercoledì 25 giugno, servizio sul nuovo accordo Stato-Regioni.