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Confapi in audizione al Senato sull’ex Ilva

Confapi, rappresentata dal Presidente di Confapi Taranto, Fabio Greco, e dal responsabile legislativo, Stefania Multari, ha partecipato all’audizione presso la Commissione Industria, commercio, turismo, agricoltura e produzione agroalimentare del Senato sul tema dell’ex Ilva.

“Auspichiamo – ha detto Greco nel corso del suo intervento – che possa concludersi a breve la procedura per la gara internazionale che sembra coinvolgere grandi attori internazionali che hanno fatto una proposta per tutti gli asset produttivi. Confapi ritiene necessario che, almeno per una prima fase, venga valutata la presenza di una rappresentanza pubblica nella nuova governance, al fine di garantire al territorio e al sistema Paese la continuità economica-produttiva dell’indotto strategico durante il passaggio a una eventuale newco nonché il monitoraggio costante dell’applicazione del piano industriale che sarà elaborato. In merito poi al disegno di legge di conversione del decreto-legge in discussione, la gravità della situazione è tale che non c’è più tempo di esitare. Ben venga l’ulteriore stanziamento per garantire la continuità aziendale, anche con risorse, per il momento, sottratte ad altre finalità”.

I punti fondamentali che Confapi ha ribadito sono: vincolo di destinazione del prestito almeno per una quota parte, al pagamento dei crediti vantati dalle Pmi industriali dell’indotto nei confronti di ADI; garantire in tempi brevi la liquidazione totale delle somme rientranti nella prededucibilità dei crediti riconosciuta alle aziende fornitrici; estendere alle imprese dell’indotto di un’azienda nazionale strategica una misura già adottata nel periodo pandemico per sostenere le imprese in difficoltà. A ciò si aggiunga che il problema è il mancato recupero del 34% circa dei crediti vantati dalle imprese “strategiche” dell’indotto, a fronte di un montante complessivo del credito stesso, che incide sulla vita delle aziende e comporterebbe una perdita patrimoniale non sostenibile nei bilanci delle nostre aziende, che vedrebbero erosa, per la seconda volta in dieci anni, tutta la loro sostanza patrimoniale. In tal senso si ritiene essenziale individuare idonee soluzioni che possano: consentire celermente alle aziende dell’indotto di recuperare parte del credito oggetto di transazione con ADI, che incide per il 34% circa sul valore dello stesso rendendo insostenibili i relativi bilanci; garantire per il futuro, alle aziende dell’Indotto la cessione del credito corrente pro soluto, affinché possano godere del beneficio di anticipo del credito delle fatture correnti e di fatto ottenere la liquidità nell’arco di 60 giorni massimo; prevedere un Protocollo di garanzia che consenta alle imprese strategiche dell’indotto una continuità finanziaria e produttiva dopo la vendita dello stabilimento.




Confapi in audizione al Senato su decreto ex Ilva

Confapi è stata audita presso la IX commissione Industria del Senato sul decreto ex Ilva (Amministrazione straordinaria delle imprese di carattere strategico). In rappresentanza della Confederazione è intervenuto Marco Mariotti di Unionmeccanica Confapi che ha espresso “grande preoccupazione” e illustrato delle proposte a sostegno delle aziende dell’indotto di tutto il territorio nazionale.

“Apprezziamo che il decreto metta in campo 320 milioni di euro di liquidità – ha affermato Mariotti – ma è necessario che questa vada in primis orientata al pagamento dei debiti scaduti verso le aziende dell’indotto”. “A oggi Acciaierie d’Italia – ha proseguito – è un’azienda con un socio privato che in due anni ha avuto fatturati e utili record frutto del boom post covid nel mercato siderurgico e che, purtroppo, non è passato da Taranto. Vedere centinaia di aziende agonizzanti in attesa di ricevere i loro legittimi crediti è inammissibile”.

In particolare sono quattro le proposte avanzate da Confapi in audizione. Secondo la Confederazione è necessario ammettere in prededuzione i crediti delle aziende fornitrici; inoltre serve l’erogazione immediata delle risorse a favore delle Pmi e delle grandi appaltartici dell’indotto con la perimetrazione delle stesse; si chiede anche di introdurre un vincolo di destinazione del prestito di 320 milioni al pagamento dei debiti dei fornitori dell’indotto o individuazione del soggetto che si renda cessionario – pro soluto – dei crediti; infine si auspica l’ammissione immediata al fondo di garanzia Sace, senza spese istruttorie, con copertura del 100% del credito vantato messo a garanzia.




Ilva. Camisa: aprire ad acciaierie extra UE

“Bisogna trovare al più presto una soluzione all”indisponibilità da parte di ArcelorMittal ad assumere impegni finanziari e di investimento sul futuro dell’ex Ilva. L’Italia, che può vantare la seconda manifattura d’Europa, non può assolutamente permettersi di non poter contare sul polo dell’acciaio”. Lo dichiara il Presidente di Confapi, Cristian Camisa.

“Siamo consapevoli delle grandissime difficoltà che il Governo sta vivendo. E’ un tema che si trascina da troppo tempo. Riteniamo non sia più procrastinabile assumere il controllo di Acciaierie d’Italia aumentando la partecipazione statale, lavorando fin da subito però su obiettivi a lungo termine. La nostra proposta è quella di provare ad aprire ad acciaierie extra UE che negli ultimi mesi hanno fatto investimenti strategici importanti, come l’acquisizione di US Steel da parte di Nippon Steel per oltre 14 miliardi di dollari, perché noi pensiamo che questa possa essere una soluzione anche in virtù dell’introduzione del “Cbam”, il Regolamento europeo sul meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere per impedire che le merci importate da Paesi extra-Ue godano di indebito vantaggio competitivo. In questa fase storica potrebbe essere interessante per le aziende extra Ue creare un polo anche in Italia e dunque in Europa per andare a bypassare questa tassazione che secondo un nostro studio avrebbe un’incidenza percentuale attorno al 12% sulla materia prima, quindi estremamente importante”.

“I nostri imprenditori dell’indotto stanno vivendo una situazione estremamente complicata e il rischio serio è quello di fallire e perdere così un know-how che ci ha permesso nel corso degli anni di essere un punto di riferimento straordinario per la competitività del nostro sistema industriale. Sarebbe un danno per tutto il Sistema Paese. Diamo nostra massima disponibilità al Governo ad essere coinvolti – conclude Camisa – in questa fase storica occorre mettere da parte gli interessi particolari per raggiungere insieme un grande obiettivo: creare il polo dell’acciaio più tecnologico e green europeo che dia una spinta importante alla competitività del sistema Paese”.