“Someanza”, le opere itineranti di Gaetano Orazio
L’artista brianzolo Gaetano Orazio celebra più di 20 anni di vita vissuta in Brianza con la sua mostra “Someanza o del Trovante” ospitata dal 19 settembre al 19 ottobre presso la sede di Lecco di Api Imprese. Si tratta di una mostra itinerante in cui, oltre alla serie di dipinti e poesie che vanno dal 1994 al 2010, sono esposti i lavori realizzati a partire dall’inizio del 2019, nei quali domina la figura antropomorfa che si è “svelata” all’artista.
La mostra è aperta al pubblico e fa parte di un percorso inaugurato lo scorso 15 settembre presso “La Nostra Famiglia” di Bosisio Parini. A seguire si è spostata appunto a Lecco nella sede di Api Imprese e prossimamente sarà a Civate nella sala civica, a Olginate nel convento di Santa Maria la Vite, a Barzanò presso PeregoLibri ed infine a Lecco presso libreria Cattaneo.
La visione di Gaetano Orazio, opere come fotografie della realtà
Il titolo “Someanza” deriva dal termine dialettale che allude alla fotografia, sentito da un amico dell’artista che chiedeva ad un fotografo di fargli una “somiglianza”, una foto appunto. Gaetano Orazio ha sempre cercato di fare la stessa cosa nella sua produzione artistica: rendere una somiglianza di tutto ciò che lo circonda. Il sottotitolo – o del Trovante – è un rimando al termine che Antonio Stoppani era solito utilizzare per riferirsi ai massi erratici, molto tipici del territorio brianzolo.
Tra i vari periodi pittorici, affrontati in quella gola di montagna, Gaetano Orazio, fin dal 1994, dipinge una serie di carte e tele, affascinato dalle forme che l’acqua, e la natura in generale, assumevano. Tra i suoi dipinti più celebri figura quello del “Trovante“, una sintesi tra la pietra e le castagne d’acqua che si sviluppano nel lago di Annone. Durante i suoi studi en plein air sul territorio brianzolo, scorge l’ombra di una figura antropomorfa proiettata sulla pietra di un monte, e si convince che sia la sintesi dell’anima di quel luogo.
La mia arte è una “chiamata”, in altre parole una necessità, un’urgenza panica, di ritornare alle origini, vale a dire al luogo dove tutto è cominciato
Gaetano Orazio
La sua carriera è iniziata nel 1994, sulle sponde del torrente Rio Toscio in Civate, microcosmo al quale l’artista faceva spesso ritorno, come attirato da forze magnetiche, e da cui ha tratto ispirazione per molti dei suoi dipinti e delle sue poesie. Nessun committente, ma solo ed esclusivamente il bisogno di avere risposte dallo spirito creante, di essere testimone della bellezza di madre natura.
Il Trovante, un’ombra sul Monte Rai diventa Musa ispiratrice
L’idea per la creazione di questa mostra nasce nel giugno 2018 (quasi 25 anni dopo l’inizio della sua “carriera”) quando, dirigendosi verso quel monte, la moglie di Orazio gli indica il “Trovante”: una enorme ombra sulla parete del Monte Rai, a poca distanza dal Corno Birone, vicino al luogo dove per anni lo aveva cercato e dipinto. La stessa figura che egli aveva “inventato” era lì da sempre, malgrado lui non l’avesse mai vista; dalle 10 del mattino a mezzogiorno, appare da sempre: una scoperta miracolosa che spinge, dunque, l’artista a progettare questo evento.